Giovani Ricercatori

La Fondazione Italiana Linfomi investe nel futuro della ricerca con un finanziamento di 100.000 euro

Premiati anche due giovani con premi da 5.000 euro

La cerimonia di consegna si è tenuta venerdì 12 novembre a Bologna in occasione della riunione nazionale della FIL

La Fondazione Italiana Linfomi continua a investire nella ricerca scientifica e nel capitale umano. Lo ha fatto anche quest’anno con un finanziamento di 100 mila euro per un progetto di ricerca sui linfomi, ideato e condotto da un giovane sotto i 40 anni, e con due premi dal valore di 5 mila euro ciascuno sempre destinati ai giovani per la pubblicazione di ricerche rilevanti sulla biologia e clinica dei linfomi.

La cerimonia di consegna si è svolta venerdì 12 novembre a Bologna, al Royal Hotel Carlton durante la riunione nazionale della FIL. Un appuntamento in cui la ricerca scientifica è protagonista con gli organi direttivi e le Commissioni Scientifiche riunite per presentare lo stato di avanzamento degli studi in corso, ma anche per cogliere le idee più innovative in tema di cura dei linfomi. Perché sostenere la ricerca scientifica oggi, significa raggiungere risultati anche domani.

100 mila euro è la cifra che FIL ha deciso di erogare anche quest’anno per la quarta edizione del Bando Giovani Ricercatori 2021, grazie ai fondi messi a disposizione dalla Fondazione Giulia Maramotti (per una quota del 50 per cento), dalla Fondazione GRADE Onlus (30 per cento) e dalla stessa FIL (20 per cento). Il finanziamento è mirato a sostenere l’attività scientifica di giovani ricercatori con l’introduzione di aspetti innovativi nella gestione diagnostica e terapeutica dei pazienti con linfoma, per conoscere meglio la malattia, migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. Questa era la finalità del bando.

Il vincitore del Bando Giovani ricercatori è Vincenzo Maria Perriello dell’Ospedale S. Maria della Misericordia di Perugia con il progetto “DUAL CAR-CIK in HL”, uno studio pre-clinico sul trattamento dei linfomi di Hodgkin tramite cellule CAR-CIK. Questa tecnica ha rivoluzionato la terapia dei Linfomi non Hodgkin refrattari/recidivati, ma nei Linfomi di Hodgkin presenta risultati meno incoraggianti. Il fallimento delle cellule CAR-T in questo contesto è probabilmente correlato alla presenza di un microambiente tumorale immunosoppressivo, dove ci sono cellule che compromettono il funzionamento delle CAR attraverso l’espressione di una molecola chiamata PDL1. Il progetto di ricerca propone una strategia innovativa di ingegneria genetica per superare questo ostacolo. “Questo studio – sottolinea il dottor Perriello – riguarda in modo particolare i ragazzi più giovani e gli adolescenti maggiormente colpiti da questo tipo di linfoma, pertanto avrà un impatto socio economico notevole.”

Da questa edizione il Bando è dedicato alla memoria del Prof. Luigi Resegotti, uno dei pionieri in Piemonte nella lotta contro le neoplasie del sangue e presidente onorario della FIL, scomparso lo scorso aprile.

Sono stati premiati, inoltre, i vincitori dell’ottava edizione del premio promosso in onore del dottor Ercole Brusamolino, ematologo, socio FIL molto attivo nella ricerca sui linfomi e responsabile della Commissione scientifica “Linfoma di Hodgkin” fino al 2013, scomparso il 22 febbraio 2014.

Lo scopo è incoraggiare e porre in risalto ricercatori che si siano particolarmente distinti per contributi originali ed innovativi in questo settore.

I vincitori del Premio Brusamolino sono Alessandra Rossi dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO) con la pubblicazione selezionata per la biologia dei linfomi “Dual targeting of the DNA damage response pathway and BCL2 in diffuse large B-cell lymphoma” e Alessandro Broccoli del Policlinico S. Orsola – Malpighi di Bologna con la pubblicazione selezionata per la clinica dei linfomi: “Diagnostic accuracy of positron emission tomography/computed tomography-driven biopsy for the diagnosis of lymphoma”. “E’ per me un grande onore il riconoscimento formale del lavoro svolto in team con i docenti e i colleghi e rappresenta l’opportunità di affrontare obiettivi sempre più ambiziosi” dichiara la dottoressa Rossi che si è concentrata con la sua pubblicazione scientifica sui modelli preclinici e su un nuovo tipo di approccio per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B che non rispondono ai trattamenti chemioterapici standard. “Lo studio condotto” – specifica invece il dottor Broccoli “fa leva su una metodica di medicina nucleare – la PET – per individuare la lesione maggiormente rappresentativa del linfoma e affinare in seguito la diagnosi”.

La Fondazione Italiana Linfomi sostiene i giovani ricercatori attraverso un’ulteriore iniziativa: il Master universitario interateneo di II livello su “Diagnosi e terapia dei pazienti con linfoma e malattie linfoproliferative” attivato presso l’Università di Udine, in collaborazione con l’Università di Trieste.

Il Master si propone di formare un medico già specializzato in ematologia, oncologia e medicina interna nella gestione clinica dei pazienti affetti da linfoma.

 

 

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