Ci sono storie poco note, fatte da donne che rischiano di restare nell’ombra.
In occasione della Giornata dedicata alle donne vogliamo rendere omaggio a una di loro, Dorothy Mabel Reed Mendenhall, medico che, nonostante il disprezzo e l’ostilità dei colleghi uomini, a inizio ‘900 fece una scoperta fondamentale nel campo del linfoma di Hodgkin.
Gli anni di studio
Dorothy Mabel Reed nasce nel 1874 a Colombius in Ohio (USA) e inizia ad appassionarsi alla medicina al suo secondo anno di biologia presso lo Smith College.
Dopo aver scoperto che il prestigioso istituto di medicina “Johns Hopkins School of Medicine” accetta donne alla facoltà, Dorothy segue i corsi di scienze richiesti per accedere al “Massachusetts Institute of Technology” (MIT) di Boston. Entra poi nella scuola di medicina dove, nonostante l’ambiente poco accogliente e predominato da uomini, riesce a distinguersi con ottimi risultati.
Dopo la laurea, ottiene nel 1900 un prestigioso tirocinio con il dott. William Osler, definito come il padre della medicina moderna, presso il Johns Hopkins Hospital.
Qui l’ambiente è ancora più ostile nei suoi confronti: sia professori sia studenti uomini dichiaravano che l’educazione medica era sprecata per una donna che si sarebbe sposata e avrebbe avuto figli, senza avere il tempo di mettere in pratica le sue conoscenze mediche.
Il contributo di Dorothy Mabel Reed alla scienza
Nonostante le avversità, Dorothy continua nel suo percorso e nel 1901 diviene Patologa sotto la direzione del dott. William Welch, il primo preside di facoltà della Johns Hopkins University School of Medicine. Inizia dunque le ricerche sul Linfoma di Hodgkin.
A soli 28 anni dà il suo contributo più grande alla scienza: la scoperta delle cellule di Reed-Sternberg[1] che, da quel momento, saranno considerate caratteristiche del Linfoma di Hodgkin.
La malattia, per la prima volta descritta nel 1832 dal dott. Thomas Hodgkin, fino a quella scoperta veniva considerata una forma di tubercolosi. Grazie ai suoi studi Dorothy constata che è possibile rilevare la presenza di quel particolare tipo di cellula solo nei campioni di tessuto dei pazienti con Linfoma di Hodgkin e non in quelli di tubercolosi. Dimostra, inoltre, che il linfoma di Hodgkin non è una malattia infettiva come la tubercolosi e non è trasmissibile.
Dorothy non si limita alla sola osservazione della cellula, ma è la prima ad intuire che la patologia colpiva prevalentemente ragazzi e giovani adulti.
Durante questo periodo pubblica l’articolo “On the Pathological Changes in Hodgkin’s Disease, With Especial Reference to Its Relationship to Tuberculosis.”[2]
La ricerca in un altro campo
Nonostante il successo raggiunto, Dorothy viene apertamente ostacolata nel suo percorso accademico, in quanto donna, così decide di abbandonare il suo lavoro.
Dopo il matrimonio con Charles Elwood Mendenhall, Professore di fisica all’Università del Wisconsin, dà alla luce quattro figli, di cui il primo muore a un giorno dalla nascita. Motivata dalla perdita del primogenito, indirizza i suoi studi sulla mortalità infantile, un interesse che segnerà il resto della sua carriera. Nel 1937 la città di Madison, dove Dorothy si impegna per la fondazione di un centro clinico per bambini, si distingue per la città con il minor tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti.
Dorothy Mabel Reed Mendenhall muore nel 1964 dopo aver dedicato la sua vita alla ricerca ed essere stata di ispirazione a molte altre donne nella scienza.
[1] Le cellule di Reed-Sternberg prendono il nome da Dorothy Mabel Reed Mendenhall e Carl Sternberg, patologo austriaco che descrisse per primo la cellula nel 1898 associandola alla tubercolosi.
[2] Reed D. On the pathological changes in Hodgkin’s disease, with special reference to its relation to tuberculosis. Johns Hopkins Hosp Rep 1902;10:133–96.